‘Silenzio si muore’ Intervista di Paolo Fresu a La Stampa
Un secolo fa, l'ultimo giorno di pace prima che la Grande Guerra sconvolgesse il mondo. E quando alle 14 la tromba di Paolo Fresu inizierà a suonare il silenzio sull'Altopiano di Folgaria in omaggio ai caduti del conflitto, si uniranno in contemporanea, un un'unica scia della memoria, anche Regno Unito, Stati Uniti, Costa Rica, Grecia, Portogallo, Bulgaria, Ungheria, Romania, Albania, Montenegro, Russia, Polonia, Serbia fino alla ex Repubblica Jugoslava di Macedonia.
«L'idea, al di là della portata storica dell'iniziativa, è quella di provare a raccontare il 27 luglio attraverso la poesia di un suono, di uno strumento femminile e delicato come la tromba - spiega Fresu -. Il silenzio che richiama la pace dopo il frastuono delle trincee e delle vite spezzate dalla guerra». Il silenzio che diventa, insomma, racconto di una parentesi drammatica attraverso il linguaggio universale della musica. «Voglio suonarlo così com'è - anticipa Fresu -. Credo che altrettanto farà la maggior parte dei musicisti quando, in contemporanea, saranno eseguite le stesse note che spero siano rispettate in maniera rigorosa». Per questo, la tromba del musicista italiano abbandonerà per qualche istante l'impostazione jazz. «Ma ognuno nel proprio paese, superando le barriere geografiche, racconterà - continua - la stessa storia arricchendola del proprio stato d'animo personale».
Nata da un'idea dello scrittore Paolo Rumiz, con la direzione artistica dello stesso Fresu, l'iniziativa rientra nel programma di commemorazioni del governo italiano curato dalla Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. All’appuntamento di oggi a Folgaria, sarà presente il presidente del Comitato storico scientifico, Franco Marini.
Poi, al termine della celebrazione, seguirà il concerto vero e proprio insieme a Daniele di Bonaventura. «Ho deciso di intitolarlo "Silenzio, si muore" - spiega Fresu -. Una prima sezione di brani abbraccerà il repertorio della Grande Guerra, una seconda parte invece sarà incentrata su brani di quel periodo storico». Alcuni dei quali tratti dal repertorio austriaco: «Brani propri dei due Paesi al fronte, Austria e Italia e cantati in lingue diverse». E a differenza del silenzio saranno reinterpretati in chiave moderna.
Intervista su La Stampa.it