Conoscere la guerra per amare la pace
di Franco Marini
Il Comitato storico scientifico per gli anniversari di interesse nazionale ha previsto, nel programma predisposto in occasione del centenario della prima guerra mondiale, la promozione di quattro convegni dedicati ad approfondire specifici aspetti legati alla Grande Guerra sia sul piano interno che internazionale. A Roma si è tenuto, nei giorni scorsi, il primo di questi appuntamenti che ha avuto come tema il confronto tra lo sviluppo storiografico dei singoli paesi coinvolti nel conflitto. Il 27 e 28 novembre a Pescara la seconda tappa, con il coordinamento del professor Marcello Veneziani e il contributo di numerosi autorevoli studiosi della materia, esaminerà i diversi volti del movimento interventista in Italia. I successivi appuntamenti, in agenda per l'anno prossimo, riguarderanno il rapporto tra la Chiesa e la guerra e il ruolo degli Stati Uniti e l'Italia a partire dall'arrivo delle prime truppe americane sul fronte italiano nel '17.
E' noto che dallo scoppio del conflitto, a fine luglio del 1914, fino all'ingresso dell'Italia nel maggio del 1915, il Paese si divise tra neutralisti e interventisti e le divisioni attraversarono ogni schieramento culturale e politico. Non si assistette solo ad accesi dibattiti sugli organi di informazione o nelle aule parlamentari ma anche a vere e proprie manifestazioni di piazza come le famose "radiose giornate di maggio" in cui si è soliti ricordare il ruolo di protagonista di Gabriele D'Annunzio e la sua accesissima polemica con Giovanni Giolitti, l'ex presidente del Consiglio, convinto sostenitore della neutralità italiana. Ma l'interventismo non ebbe solo il volto di D'Annunzio né unicamente la caratterizzazione politica nazionalista e conservatrice. Ci fu l'interventismo della sinistra al governo e di quella che contestava il governo, l'interventismo di origine irredentista e quello di carattere rivoluzionario e internazionalista. E poi il ruolo di ambienti intellettuali, come i Futuristi di Marinetti, che in Italia come nelle altre nazioni coinvolte vedevano nella guerra <la sola igiene del mondo>. Tutto ciò all'interno del declino della lunga stagione politica e parlamentare nota come "giolittismo" perché dominata indiscutibilmente dalla figura dello statista piemontese.
Il convegno, oltre che di sicuro interesse, sarà occasione per ascoltare gli aggiornamenti degli studi storici su questa fase originale della vita italiana in rapporto a quelle delle altre nazioni chiamate alle armi.
Un'ultima considerazione sulla frase che abbiamo accostato al titolo del convegno: "conoscere la guerra per amare la pace". Essa rappresenta in qualche modo il senso del lavoro del Comitato che non ha il compito di "celebrare" la guerra bensì - e questo è il nostro obiettivo - di ampliare e diffondere la conoscenza e la consapevolezza di quanto accadde allora nella convinzione che questo sapere aiuti tutti noi oggi ad evitare che accada ancora e, dunque, ad amare la pace.