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Giornalista e scrittore Giornalista e scrittore
25 Novembre 2015
Gli approfondimenti
 

Cultura e azione. Il significato dell'interventismo

di Marcello Veneziani

 

La Grande Guerra fu il primo evento contemporaneo segnato dall’interventismo della cultura e dal ruolo di avanguardia ideologica degli artisti e dei letterati.

In Italia fu vista come l’inveramento storico dell’idealismo militante nei suoi versanti nazionalisti, rivoluzionari e social-patriottici. Fu una guerra voluta soprattutto da una minoranza intellettuale, studentesca e borghese. Eccitata dal “caldo bagno di sangue” a cui istigavano Papini e lo sturm und drang fiorentino, dai discorsi infuocati di D’Annunzio e Marinetti, la guerra suscitò le passioni esuberanti di una generazione che voleva conquistare il mondo e vedeva nella guerra l’ordalia rivoluzionaria o la redenzione nazionale. All’ebbrezza ideologica si unì l’ebbrezza tecnologica: la grande guerra fu mobilitazione totale, come scrisse Junger, e non solo perché mobilitò le masse, ma anche i materiali, la tecnica, l’acciaio. Fu celebrata come un gigantesco, sanguinoso, rito di passaggio verso la modernità.

Quella guerra lasciò una cospicua eredità letteraria grazie alle opere degli “esteti armati”, da Junger a D’Annunzio, da Malaparte a Musil, alle esperienze di guerra di Hemingway, Drieu la Rochelle e Wittgeinstein (che fu prigioniero degli italiani). E i diari di guerra, le lettere, le poesie di Ungaretti e Campana, le pagine di Soffici e di Stuparich, di Zweig e di Rolland, gli addiì di Peguy, Serra e Slataper che persero la vita al fronte. La guerra spaccò anche la filosofia tra interventisti come Bergson, Dewey e Gentile e neutralisti come Croce e Sorel o pacifisti come Russell.

Con il conflitto del 1914 ebbe inizio la guerra civile europea o mondiale, come la definì Ernst Nolte, che si concluse nel 1945 con l’Europa distrutta, non solo per via delle macerie; ma distrutta nel ruolo e nel prestigio mondiale, smembrata e schiacciata da Usa e Urss. La cultura interventista pensò di reagire alla decadenza degli imperi con la mobilitazione totale, ma la fine dell’Europa - il suo spengleriano Tramonto - cominciò con la Grande Guerra.

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