Il Poeta in Guerra: Gabriele D'Annunzio
di Giordano Bruno Guerri
Nel 1915 Gabriele d'Annunzio è all'apice del successo: il poeta e tragediografo si è affermato non solo in Italia ma è famoso anche a Parigi, all'epoca capitale mondiale della cultura. Lo scrittore, conosciuto anche e soprattutto come raffinato frequentatore di salotti mondani e seduttore, a cinquantadue anni si fa paladino dell'irredentismo e decide di diventare soldato: si arruola come volontario nei Lancieri di Novara e incomincia a compiere azioni destinate ad entrare nella mitografia nazionale e a consegnarlo ai libri di storia, oltre che a quelli di letteratura.
Nel momento in cui l'Italia entra nel conflitto mondiale d'Annunzio è costretto, data la sua non più giovane età, a scomodare l'allora Presidente del Consiglio Salandra e il capo di Stato Maggiore Cadorna per poter essere richiamato al servizio attivo. Ottenuto il nulla osta, d'Annunzio può finalmente prendere parte alle operazioni di guerra: sarà fante sul Veliki, marinaio a Buccari, aviatore nei cieli di Trento, Trieste e infine Vienna. Ai comandi militari chiede, e ottiene, di combattere per mare, nelle trincee, nel cielo rischiando la più volte vita e arrivando a perdere in un incidente aereo l'occhio destro e rischiare la cecità. Nel periodo di convalescenza è forzatamente costretto a letto, in quel periodo compone su dei cartigli e completamente bendato uno dei suoi capolavori: il Notturno.
Nei quattro anni di conflitto il più famoso letterato d'Italia, trasformatosi da Vate d'Italia in Poeta Soldato e trascinatore di eserciti, prepara e compie azioni di guerra che vanno ben oltre il suo modesto grado militare e che gli fruttano una notorietà immensa non solo fra i suoi commilitoni, ma anche nelle file del nemico tanto da costringere il Governo Austriaco a mettere una taglia sulla sua testa. E' ancora lui, prima ancora degli Alti Comandi, a intuire l'importanza della neonata aviazione nelle sorti del conflitto.
Nel frattempo d'Annunzio colleziona medaglie e riconoscimenti: una prima medaglia d'argento la ottiene già nel 1916, una seconda grazie alle azioni sul Veliki e sul Faiti, una medaglia di bronzo per l'impresa alle bocche di Cattaro, una croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia per il mitragliamento dell'agosto del 1917, una croce di ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia per l'impresa sui cieli di Vienna, un'altra medaglia di argento per la Beffa di Buccari e infine ala medaglia d'oro al Valore Militare.
Il poeta che indossava solo impeccabili abiti di sartoria, che comprava decine di camice a volta, che ordinava profumi dalle più note maisons parigine combatte ininterrottamente dal 1915 fino alla fine del conflitto, diventando così per soldati semplici e anche ufficiali quel leader carismatico quel Comandante da seguire, anche disertando l'esercito regolare anche mancando al giuramento fatto al Re, nella sua più grande impresa la conquista di Fiume, la città di vita, per mantenere la promessa di lottare affinché tutti gli italiani fossero infine congiunti alla madre patria.