Dolomiti, dalla Grande Guerra a patrimonio dell’Unesco
Il 26 giugno 2009 il Comitato Esecutivo della Convenzione sul patrimonio materiale dell'umanità dell'UNESCO, riunito a Siviglia, ha dichiarato le Dolomiti Patrimonio dell'umanità. Una candidatura avanzata nel 2004, bocciata nel 2006 per poi ottenere un parere favorevole tre anni dopo. Si certifica così l’unicità nel mondo di questo paesaggio caratterizzato da nove aree “protette”: Monte Pelmo; Marmolada; Pale di San Martino, Pale di San Lucano, Dolomiti bellunesi, Vette Feltrine; Dolomiti friulane e d'oltre Piave; Dolomiti settentrionali; Puez – Odle; Sciliar-Catinaccio e Latemar; Bletterbach; Dolomiti di Brenta.
Le Dolomiti, conosciute anche come Monti pallidi, prendono il nome dal naturalista francese Déodat de Dolomieu che per primo ne studiò il particolare tipo di roccia. La prima denominazione geografica "Dolomiti" compare invece nel 1837 in una guida edita a Londra.
Con l’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra mondiale queste aree diventano campi di battaglia dove migliaia di uomini si scontrano in combattimenti molto aspri e, al contempo, trovavano riparo per sopravvivere alla proibitiva vita di trincea resa ancora più dura dai rigidi inverni connotati da nevicate e, in alcuni casi, anche da slavine. Si parla infatti di guerra Bianca proprio per indicare gli scontri che si svolgevano nei settori alpini.
Nel corso delle ostilità, la Marmolada era teatro di scontri tra gli eserciti contrapposti. In quest’area l’ingegnere e alpinista austriaco Leo Handl propose, nel 1916, di realizzare delle gallerie nel ghiaccio per far arrivare ai soldati impegnati su questo fronte proibitivo, rifornimenti di vario tipo in modo più agevole. Si realizzarono lunghi tunnel che per la complessità e l’estensione, prendono il nome di Città del Ghiaccio, o Eisstadt, svelata ai posteri molti anni dopo.
Su queste alture oggi esistono itinerari che permettono di scoprire o riscoprire sentieri, resti e paesini che custodiscono la memoria della Grande Guerra. Senza dimenticare monumenti e sacrari, come quello di Cima Grappa a sua volta inserito in una zona monumentale istituita con il regio Decreto n.1386, del 29 ottobre 1922, che custodisce le spoglie di quanti hanno combattuto nel conflitto al fine di onorare il loro coraggio e proteggere il loro riposo “a consacrazione nei secoli della gratitudine della Patria verso i figli che per la sua grandezza vi combatterono epiche lotte nella guerra di redenzione 1915 – 1918”.