Il minuto di silenzio e le commemorazioni della Grande Guerra
“… è mio desiderio e speranza che nell'ora in cui l'Armistizio è entrato in vigore, l'undicesima ora dell'undicesimo giorno dell'undicesimo mese, ci possa essere per il breve spazio di due minuti una sospensione completa di tutte le nostre normali attività.”
Con queste parole, incluse in una lettera inviata da Re Giorgio V ai Paesi del Commonwealth, in occasione dell’11 novembre 1919, si istituiva l’abitudine di osservare due minuti di solenne silenzio per meditare, pregare e ringraziare in raccoglimento, quanti erano deceduti durante gli anni della Grande Guerra.
L’idea di questo momento di riflessione non fu però del monarca britannico ma del sindaco di Città del Capo in Sud Africa, dopo aver ricevuto la notizia dell’uccisione del figlio avvenuta per inalazione di gas il 20 aprile 1918. Per un anno, dal 14 maggio 1918 al 14 maggio 1919, vennero stabiliti due minuti di silenzio della Memoria, preceduti dallo sparo del Noon Gun situato su Signal Hill.
Con l’avvicinarsi del primo anniversario per la fine delle ostilità, lo scrittore e politico sudafricano Percy Fitzpatrick, che a sua volta aveva perso il figlio nel 1917 sul fronte francese, inviò una lettera all’alto funzionario per le colonie britanniche Lord Milner, con il suggerimento di adottare i due minuti di silenzio. L’idea giunse in breve tempo a Re Giorgio V che accolse la proposta.
Quest’abitudine si diffuse presto anche negli altri paesi europei e non solo, generalmente annunciati dal suono di campane, di spari a salve o da sirene per richiamare la popolazione ad un momento di sentita meditazione.