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Foto: Animals in War memorial, London ©CC BY-SA 3.0

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Lavoratrici che misurano il vetro per maschere antigas al Crowndale Works a Camden Town, Londra, 1918 © IWM (Q 28546)

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Particolare del giornale La Trincea - Fonte: Museo del Risorgimento di Bologna Particolare del giornale La Trincea - Fonte: Museo del Risorgimento di Bologna
Particolare del giornale Il Razzo - Fonte: Museo del Risorgimento di Bologna Particolare del giornale Il Razzo - Fonte: Museo del Risorgimento di Bologna
Cartolina propagandistica - Fonte: Immagine di pubblico dominio Cartolina propagandistica - Fonte: Immagine di pubblico dominio
Soldati italiani scrivono una lettera - Fonte: © IWM (Q 65124) Soldati italiani scrivono una lettera - Fonte: © IWM (Q 65124)
16 Ottobre 2018
News
 

Servizio P: un’organizzazione all’interno del Regio Esercito

Tenere alto il morale dei soldati era molto importante per il Generale Armando Diaz ma per farlo occorreva dotarsi di un servizio efficace e capillare che potesse raggiungere ogni singolo soldato.

Nella primavera del 1918 nacquero i primi nuclei del cosiddetto Servizio P, un'organizzazione costituita per la vigilanza, l'assistenza e la propaganda all'interno del Regio Esercito. Vennero stilate le Norme generali per i servizi di indagini, di propaganda e controspionaggio fra le truppe operanti e le popolazioni e di propaganda sul nemico. Non venne mai creato un ufficio centrale ma solo molteplici "sezioni P" d'armata che facevano riferimento sia al servizio informazioni sia all'ufficio stampa e propaganda.

Si ideò un sistema piramidale che riusciva a mantenere in collegamento i vari addetti di questo sistema e che permetteva la diffusione di spunti di conversazioni, temi per eventuali conferenze, opuscoli. Ogni 15 giorni ogni sezione P inviava al comando supremo un resoconto dell’opera svolta. Vennero individuati ufficiali di collegamento con le prime linee nelle armate e nei comandi inferiori, scelti per intelligenza, spiccate capacità organizzative e fervore patriottico. Avevano il delicato compito della ricostruzione del morale nei reparti ad ogni azione. Nella vita civile questi ufficiali erano intellettuali, artisti o anche degli avvocati e sapevano muoversi con discrezione.

Questa propaganda orale era di fondamentale importanza perché il grado di analfabetismo tra i soldati era molto elevato. Si incentivò al contempo la stampa delle vignette umoristiche e si aumentò la produzione delle cartoline con immagine propagandistiche utili per rinvigorire il sentimento patriottico e di unità nella popolazione: basti pensare che in media ogni soldato poteva inviare anche 3 missive a settimana. Continuarono a essere sfruttati anche i popolari giornali di trincea, attivi dal 1915 e incoraggiate le stampe di opuscoli e periodici legati alle attività delle armate, pensati proprio per i soldati nelle trincee, come La Tradotta, il settimanale della 3° armata, la Ghirba, della 5° armata o Signor sì della 6° Armata.

Quando la guerra finì l’opera del Servizio P continuò ancora per qualche tempo ma con uno scopo differente: quello di preparare il soldato al ritorno alla vita civile. Si intensificarono le attività nelle Case del soldato, si incentivò la partecipazione alle scuole per analfabeti. In alcune armate  furono avviati corsi  di insegnamento industriale, agricolo e commerciale.

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