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Sbarramento tedesco di trincee alleate a Ypres - Fonte: Ai margini della battaglia di Colonel George G. Nasmith Sbarramento tedesco di trincee alleate a Ypres - Fonte: Ai margini della battaglia di Colonel George G. Nasmith
Truppe belghe con indosso le prime maschere antigas nel 1915 – Dal libro The Great War: The Standard History of the All Europe Conflict (volume 4), Edito da H. W. Wilson e J. A. Hammerton (Amalgamated Press, Londra 1915) Truppe belghe con indosso le prime maschere antigas nel 1915 – Dal libro The Great War: The Standard History of the All Europe Conflict (volume 4), Edito da H. W. Wilson e J. A. Hammerton (Amalgamated Press, Londra 1915)
Emanuele Paterno - Fonte: Senato Emanuele Paterno - Fonte: Senato
Militari tedeschi con addosso maschere antigas - Archivio Federale Tedesco Militari tedeschi con addosso maschere antigas - Archivio Federale Tedesco

 

La morte è nell`aria - Speciale di Rai Storia

5 Aprile 2016
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Gli approfondimenti
 

La Grande Guerra del gas

Durante gli anni della Grande Guerra il gas asfissiante venne impiegato come nuova arma di combattimento. La convenzione dell’Aja del 1899 ne impediva l’uso ma Gran Bretagna, Francia e Germania non rispettarono quanto siglato. Infatti, il primo massiccio uso di agenti tossici durante la Prima Guerra Mondiale si registra in occasione della seconda battaglia di Ypres del 22 aprile 1915 da parte delle forze tedesche contro le truppe francesi con munizioni caricate al cloro. Con questa data si stabilisce convenzionalmente l’inizio della guerra chimica.

 

L’Italia non rimase a guardare. Nel settembre 1915 venne istituita la Commissione Gas Asfissianti affidata al professore e scienziato Emanuele Paternò che potè contare sul contributo di validi chimici e medici. Mentre si animava il dibattito nella comunità scientifica italiana tra interventisti e neutralisti, la Commissione iniziò ugualmente i propri lavori. Tra questi c’era lo studio delle maschere antigas per i nostri soldati impegnati al fronte oltre alla scelta delle sostanze tossiche da impiegare al fronte, con studi e analisi condotti in laboratorio e in trincea con proiettili potenziati di gas.

 

Seppure il cloro venne ritenuto valido la scelta cadde sul fosgene, il composto sintetizzato dal chimico inglese John Davy nel 1812 dalla miscelazione di cloro e ossido di carbonio. Incolore, estremamente tossico quanto aggressivo, dal tipico odore di fieno e circa tre volte più denso dell’aria. Altamente soffocante, urticante per gli occhi, il fosgene è aggressivo per le vie respiratorie in quanto provoca un veloce edema polmonare e la conseguente insufficienza respiratoria. Utilizzato prima dai francesi e poi dai tedeschi, il fosgene divenne il gas chimico maggiormente impiegato durante la Grande Guerra.

 

Il Ministero della Guerra italiano ne avviò la produzione in specifici stabilimenti, nonostante l’acceso dibattito sull’utilizzo di agenti chimici e sulla sua efficacia dello stesso fosgene in quanto ritenuto instabile e non adatto alle alture dove erano situate le trincee italiane. I nostri soldati, all’alba del 29 giugno 1916, subirono un agguato al fosgene da parte delle truppe austroungariche sul Monte San Michele. I nemici apparvero dotati di maschere antigas e anche di mazze ferrate di stampo medievale, usate per sgombrare la via e attaccare i nemici. L’operazione provocò oltre 2500 morti, non solo per le esalazioni, e un numero ben maggiore di intossicati.

 

La guerra chimica era nel pieno del suo svolgimento. Si calcola che la produzione italiana di gas durante la Grande Guerra ammontò a 13.000 tonnellate, impiegate in particolare durante l’Undicesima battaglia dell’Isonzo (agosto 1917), l’ultima Battaglia sul Piave (giugno 1918) e la Battaglia della Bainsizza (Ottobre 1918).

 

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