Franco Marini: Filippo Corridoni e la Grande Guerra
Di seguito riportiamo il contributo del Presidente del Comitato Storico Scientifico per gli anniversari di interesse nazionale, Franco Marini, per il centenario della morte di Filippo Corridoni, pubblicato sulle pagine de 'Il Giorno'.
Filippo Corridoni è un nome che a molti dice poco. Nei libri di storia lo si trova, mescolato a tanti altri, tra i sostenitori dell'interventismo alla vigilia della Grande Guerra. Certo la morte in giovane età, nelle trincee del Carso, ha pesato molto in questo oscuramento. Ma il valoroso volontario aveva alle spalle già una ricca esperienza di azione sociale e politica - era stato protagonista delle lotte operarie a Parma, Bologna e soprattutto Milano - e di elaborazione culturale che ne aveva motivato l'adesione al filone del sindacalismo rivoluzionario. E dunque avrebbe meritato ben più attenzione dagli storici e da quanti hanno studiato la fase, oggettivamente intensa anche dal punto di vista teorico, dell'irruenta industrializzazione italiana della fine dell'ottocento e degli inizi del novecento.
Il ricco programma promosso dal Comune di Corridonia, nelle Marche, per l'anniversario della morte di Filippo Corridoni, al quale sarò presente, contribuisce a diradare la nebbia, mentre anche è un tassello significativo del mosaico di iniziative che si stanno svolgendo in ogni angolo del Paese in occasione del centenario della Grande Guerra che, sommato alla eccezionale partecipazione popolare, ci dice del grande desiderio di sapere e di capire.
Capire come è stato possibile che in quei giorni d'estate del 1914 venne spenta la luce sull'Europa e nazioni che da decenni vivevano in pace beneficiando dei frutti del progresso scegliessero la strada della devastazione, dell'abisso operando una frattura nella storia: "il mondo di prima" non l'abbiamo visto più.
Gli anniversari costituiscono un'occasione unica. Se ad essi affidiamo solo il compito di riproporre vicende lontane nel tempo senza sforzarci di leggerle con la libertà che la distanza assicura allora ne svuotiamo il senso più profondo dando ragione a quanti pensano che gli anniversari siano un omaggio reso al passato per accantonarlo. No, il passato non va accantonato perché è una risorsa preziosa a disposizione degli uomini.
La storia personale di Filippo Corridoni, ancorché breve perché quando cade alla Trincea delle Frasche, nei pressi di Gorizia, il 23 ottobre 1915 ha da poco compiuto 28 anni, consente di leggere in controluce la storia più generale di un Paese alle prese prima con le ingiustizie sociali determinate da una grande trasformazione economica e poi con la tragedia della guerra. E' un giovanissimo sindacalista che crede profondamente nella lotta aspra, rivoluzionaria, della classe operaia contro il capitalismo. Poi un interventista senza incertezze, al punto da partire volontario, convinto che solo la guerra può spazzare il vecchio ordine reazionario: nella sua visione l'interesse dell'Italia non poteva passare dall'alleanza con il militarismo austro-tedesco bensì dalla comune battaglia con la Francia "madre di ogni rivoluzione". Ma, pur combattendo con quell'eroismo che gli varrà la Medaglia d'oro al Valore Militare, avrà ben chiaro la disumanità di ogni guerra come è evidente da una delle sue ultime lettere: "La guerra è la cosa più orrenda che perversa mente di malefico genio possa immaginare". La sua guerra aveva da una parte come obiettivo la conquista della riunificazione italiana e quindi il successo delle guerre risorgimentali e dall'altra la sconfitta degli imperi europei che vedeva come oppressori e antipopolari.
Come sappiamo a Filippo Corridoni è toccato in sorte lo stesso destino della Grande Guerra: essere utilizzato dal regime come pilastro e mito della "rivoluzione fascista". Ma si tratta, come è stato scritto di recente, solo di una "leggenda".
Ed è anche per questo che merita apprezzamento l'iniziativa del comune di Corridonia finalizzata tanto a riscoprire e far conoscere la ricca personalità del giovane eroe quanto la sua corretta collocazione storica.