Propaganda in cartolina
Vignette satiriche, metafore concettuali, persuasione. In una sola parola: propaganda.
Come in ogni guerra, anche durante il primo conflitto mondiale si tentò di sfruttare al massimo le potenzialità dei mezzi di comunicazione in modo da divulgare messaggi che influenzassero l'opinione pubblica. Ma la vera novità della grande guerra, in questo ambito, sta nell'aver affiancato ai manifesti e alle locandine dei quotidiani, le cartoline postali con illustrazioni e moniti di ogni sorta. Frasi che incitavano all'arruolamento, figure che demonizzavano il nemico o esortavano le donne a un maggiore impegno nella famiglia e nella società civile. E così accadeva che insieme ai saluti, agli abbracci e a brevi pensieri da parte dei famigliari, venissero recapitati messaggi propagandistici più o meno espliciti.
In genere le raffigurazioni, realizzate da disegnatori esperti delle redazioni di periodici umoristici, segnavano con particolare veemenza le tappe clou delle battaglie tra conquiste e sconfitte. Si trattava di un approccio nuovo per raccontare un fenomeno spaventoso come la prima guerra mondiale. Perciò, alla consueta funzione di corrispondere scritti pregni di paure, speranze, amore e rabbia, vennero assemblate finalità propagandistiche con illustrazioni che legittimavano il conflitto, inneggiavano ai valori della patria e all'eroismo dei soldati. Era buona norma ritrarre i nemici come esseri ripugnanti, quasi animaleschi, metterli in ridicolo e addossare su di loro ogni responsabilità. Sia per alimentare il senso di avversione nei confronti dell'esercito che stava invadendo il suolo nazionale, sia per instillare nell’immaginario comune l'idea che non fossero esseri invincibili.
Se il telefono e la radio venivano utilizzati perlopiù a scopo militare, la stampa aveva una diffusione troppo circoscritta. Da qui la preferenza per le cartoline, strumento di comunicazione rapido ed economico, fruibile da chiunque, con un'estensione capillare capace di coprire le destinazioni più impervie. Inoltre la propaganda per immagini riusciva a bypassare l'enorme nodo dell'analfabetismo, puntando su frasi brevi a corredo di disegni che sapevano colpire la sensibilità delle persone e imprimersi nella loro memoria.
Fu un proliferare di metafore e doppi sensi, da cui si generarono anche diversi stereotipi che hanno resistito fino ad oggi. Un esempio fra tutti: quello di accostare in un'immagine l'Italia agli spaghetti. Fu una certa stampa tedesca, infatti, a racchiudere l'ostilità nutrita dalla Germania nei confronti del nostro Paese per aver scelto di affiancare lo schieramento dell'Intesa, raffigurando un cameriere con piatto in mano su cui spiccava il cartello: "pasta del traditore".
La cartolina postale, ideata attorno al 1870, era originariamente un semplice cartoncino di formato rettangolare, privo di figure. La prima cartolina del mondo fu la Correspondenz-Karte emessa dalle poste austriache il 1º ottobre 1869, fu inventata dal professore di economia Herrmann Emmanuel dell'accademia militare di Wiener Stadt, con l'intento di sostituire, per la breve corrispondenza, le lettere a tariffa più onerosa. Solo una decina di anni più tardi si diffuse con le immagini e, a partire dai primi del Novecento, divenne - anche grazie al rapido affinamento delle tecniche fotografiche - uno dei principali veicoli d'informazione e di testimonianze della trasformazione del paesaggio.
La cartolina illustrata ebbe fin da subito uno straordinario successo, testimoniato dalla rapida estensione del fenomeno del collezionismo, e conobbe una vera e propria età dell'oro negli anni tra il 1900 e il 1920, periodo di maggior produzione di cartoline, cui diede un forte contributo lo scoppio della prima guerra mondiale che vide tutti i paesi belligeranti impegnati in uno sforzo propagandistico senza precedenti.