Paul Tumelaire: 'I video-giochi come libri e film per raccontare la Guerra'
Ha avuto un successo strepitoso, soprattutto tra i ragazzi, “Valiant Hearts il primo video-gioco ambientato nella Grande Guerra. Sviluppato da un piccolo team di artisti della Ubisoft Montpellier e animato con UbiArt Framework, il prodotto è stato ideato anni fa dall’art director Paul Tumelaire che abbiamo intervistato per capire meglio quale rapporto intrecci i new media con la Guerra, uno dei temi al centro dei dibattiti organizzati dalla Presidenza del Consiglio nell’ambito del Salone internazionale del Libro, a Torino dal 14 al 18 Maggio.
Il mondo intero sta commemorando il Centenario della Prima Guerra Mondiale, come è natal’idea di realizzare un video gioco sulla Grande Guerra?
“Ho cominciato a lavorarci circa 5 anni fa perché volevo parlare di un grande evento storico che ha contribuito a rendere il mondo così come lo viviamo oggi, ma anche perché volevo ricordare alla gente che prima della Seconda guerra mondiale ci fu un fatto ancora più drammatico e terribile. Non nascondo che a spingermi a realizzare ‘Valiant Hearts’ è stata anche la mia passione per la storia. E poi, come autore, ho pensato che fosse interessante parlare di un argomento poco noto che non viene quasi mai menzionato nel videogioco ed è stato questo un modo anche per testare il nuovo prodotto”.
Quale messaggio avete voluto lanciare?
“Volevamo far capire che eventi simili sono radicati in maniera profonda anche nell’ambito lavorativo e dei new media, e che si può sfruttare la forza comunicativa dei videogiochi come per i libri, i film, e raccontare storie toccanti, significative sulla guerra e sulle sue conseguenze umane, mostrando il lato della quotidianità vissuta dalla gente semplice, impegnata sui campi di battaglia. Quella stessa gente che alla fine paga il pedaggio più alto di tali follie”.
Quale risposta avete avuto dai giovani?
“Il giovane pubblico è stato subito colto dall’entusiasmo. I ragazzi hanno dimostrato di essere molto interessati ad un argomento considerato insolito, ma anche alla grafica, nonché all’idea di poter apprendere e imparare divertendosi”.
Quanto è stato difficile ricreare il contesto di un conflitto ancora poco conosciuto e così lontano da noi?
“Per la verità non è stato complicato come prevedevamo, poiché attraverso internet, trasmissioni radiofoniche e filmati dell’epoca abbiamo recuperato un’enorme quantità di informazioni, documenti e immagini. Un grosso aiuto c'è stato dato dal Comitato nazionale della Missione del Centenario del Governo francese che ci ha messo in contatto con lo storico Alexandre Lafon per accedere ad altri materiali d’archivio”.
In un’epoca in cui tutto viene dimenticato in fretta, secondo Lei quali sono gli strumenti per mantenere viva la memoria del passato, soprattutto tra i giovani?
“Per ciò che mi riguarda, da quando ero ragazzino la memoria storica è stata mantenuta viva dai monumenti ai caduti che riportano, incisi sulla pietra o nel bronzo, i nomi dei soldati che hanno combattuto in quella Guerra. Oggi ci troviamo di fronte a un sistema dei media sempre più veloce e tocca a noi, quindi, mantenere in vita il passato. Questo è quel che intendiamo fare anche con 'Valiant Heart'”.
Chi sono i personaggi principali e quali sono le caratteristiche che rendono 'Valiant Hearts' diverso da qualsiasi altro video-gioco sulla guerra?
"Credo che l’originalità stia nel modo con cui abbiamo voluto raccontare il conflitto, è questo l’aspetto peculiare che lo distingue dagli altri giochi. Al tipico approccio da supereroe abbiamo preferito, infatti, per un punto di vista che desse un’immagine più veritiera e realistica dei fatti”.
Le nuove tecnologie come hanno cambiato le guerre di oggi?
“Il modo di fare la guerra oggi è cambiato davvero tanto. La potenza delle armi è ancora più distruttiva, l’opinione pubblica ne è a conoscenza, come ne sono a conoscenza i governi, e ciò ha trasformato anche la mentalità delle persone. Speriamo che tutti possano tenerlo a mente. Senza considerare che l’utilizzo di agenti chimici e di nuove armi , accorpato ad un uso massiccio di nuove tecnologie e dei media stessi abbiano un effetto potenzialmente più distruttivo. Al contempo internet è un bacino infinito che ci permette di essere costantemente informati su ciò che accade o che può accadere”